La genialità

Mentre cerco di venire a patti con le mie nuove forme fisiche (sempre poco soddisfacenti), e in attesa dell’inizio della radioterapia, decido di passare il tempo con un’ansietta tutta nuova: il test genetico.

La faccio semplice per quelle che come me in biologia avevano voti immeritati perché in realtà non studiavano mai: nella meravigliosa doppia elica del mio DNA potrebbero esserci due geni mutati, BRCA1 e BRCA2, il che vorrebbe dire che il mio cancro non è dovuto (solo) all’inquinamento, all’aria, all’acqua, alla sfiga nera, ma sostanzialmente al fatto che la sfiga nera aveva il mirino laser.
Chi ha uno dei due geni mutati ha un rischio di avere il cancro che si aggira intorno al 60% (quasi 90% se entrambi i geni sono mutati), mentre tipo in una donna senza mutazione il rischio è intorno al 14%. Robe da ridere.

Visto che il cancro già ce l’ho avuto verrebbe da dire che infondo anche ‘sticazzi, no?
E invece no. Ho fatto il test.

Perché c’è la famosa opzione Jolie.
Intanto non voglio essere astiosa solo perché la Jolie era già interamente di plastica e quindi forse ha affrontato l’intervento con un altro spirito, ma soprattutto voglio far presente che non è l’unica opzione.
C’è il follow-up.
Il follow-up vorrebbe dire presentarmi periodicamente in istituto e fare screening costante, e se butta male rioperarmi (ma, mi assicura l’oncologa, non servirebbe la chemio).

Ora, visto che ancora non conosco l’esito dell’esame, so che è tutta accademia, ma io sono una schifezza a prendere decisioni, ogni volta che di fronte a me si è palesato nettamente un bivio ho fatto la scelta sbagliata (o quasi).
E’ buffo come la certezza ci spaventi più della casualità. In realtà, se avessi già la risposta dovrei essere più tranquilla, no? Dovrei più o meno sapere cosa fare, quando farlo, come farlo.
Ché in fondo tu non sei il tuo corpo.

Ma io sono il mio corpo, e i miei geni e le mie possibilità, scritte e assemblate a spirale.
Io sono questo corpo che non conosco più, e che conoscerò ancor meno.
Il corpo che da ieri ha iniziato la terapia ormonale, e quei cinque anni che prima erano solo un numero ora sono realtà e, in barba alla terapia e all’enantone e al tamoxifene e alla possibile sterilità, è un corpo che, ora come mai prima, desidera un figlio.

Stupido corpo, corpo traditore.