Quel che resta di noi

Su Facebook, mi sono iscritta a un gruppo di donne con tumore metastatico, ma da poco. Molte sono fondatrici, o sono membri attivi da anni.

Ogni giorno, ci sono i bollettini di guerra. Ogni giorno, qualcuno entra in ospedale e non ne esce più, oppure si addormenta e muore, un necrologio costante.

Oggi pensavo a cosa rimarrebbe di me, se morissi all’improvviso. Penso a mio marito, ai miei cani, alla mia gatta.
E, mentre pensavo, uscendo dalla stanza della TV per passare in corridoio, le ho viste, sistemate ordinate vicino al mobile scuro della televisione: le mie scarpe nere.

E ho sorriso.

Francesco quasi impazzisce, perché in ogni stanza della casa lascio un paio di scarpe, ogni volta che rientro, che mi siedo, che mi stendo, mi tolgo le scarpe e le abbandono. Infradito in bagno, pantofole a forma di squalo vicino alla lavatrice, scarpe di gomma sotto al letto, stivaletti neri lanciati vicino al divano.

E allora penso a mio marito, che quando tornerà solo a casa per la prima volta senza di me, troverà tutti i miei passi ad aspettarlo. Chissà, forse prenderà ogni scarpa, calzino spaiato, ciabattina, e la infilerà in un sacco per buttarle.

Oppure, ed è questa l’immagine che mi intenerisce quando ci penso, le lascerà lì, come se aspettassero me, e le guarderà e magari gli torneranno in mente tutte le volte che si è lamentato, e sarà questo che resterà di me: tutta la strada che ho fatto, per poi tornare a casa con lui.

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