Momenti di profondo imbarazzo.

Ecografia epatica. Mentre espando tutto il mio settimo senso per non pisciarmi addosso causa vescica piena per l’ecografia, noto sullo schermo del macchinario un MACCHIONE in mezzo al mio fegato.
Da che mondo è mondo, i MACCHIONI sono sempre oggetti perigliosi.
Inizio allora mentalmente a preparare un discorso d’addio, a scegliere il colore del raso, il tipo di marmo eccetera.
La dottoressa mi guarda e mi fa:
GUARDI! LA SUA VENA PORTA È PERFETTA!

Sappiate quindi che i MACCHIONI a volte sono solo dei venoni ignoranti.

Ps Come si intuisce dal tono del post, le ecografie sono andate bene. Il mio utero è sempre vuoto e spento come un forno rotto, il mio fegato se ne sta pasciuto e cuneiforme, e la mia vescica ha rischiato di esplodere.

Tempo di controlli

Sono passati più di sei mesi dall’intervento, ed è ora di controllare tutto.

Le analisi del sangue sono buone, tranne qualche valore epatico che fa le bizze per la troppa chemio. Martedì tocca alle ecografie, poi visita dall’oncologa, poi chiacchiere col chirurgo, per chiedergli di rimandare a dopo dicembre l’intervento.

Così ho tempo.

Tempo di dimagrire ancora, di prepararmi non so neanch’io come e neanche a cosa, di avere paura qualche mese in più.
Di rimandare.

Perché la notte, quando sono più stanca, si affaccia sempre il pensiero che proprio stavolta che non è “necessario” morirò, mi addormenterò e non mi sveglieranno più, qualcosa in me si spezzerà e non tornerò indietro… insomma, una gran carica d’ottimismo!

Sto tornando un po’ in modalità difensiva, come nel momento subito successivo alla diagnosi, e mi dico che non è vero nulla, che me lo sono immaginato, che era tutto un sogno.
Poi, però, tocco la cicatrice.