Pezzi.

Dice la psicologa che una separazione è una separazione anche da un pezzo di te.
Dice che va bene arrabbiarsi, o avere paura.
Arrabbiarsi con chi tratta la cosa come un semplice intervento di chirurgia estetica, perché non è chirurgia estetica, perché se ti tagliano un braccio per montartene uno artificiale non c’è nulla di estetico, e nessuno ti direbbe mai uh ma è una cosa da nulla.
Avere paura perché ogni volta che si avvicina una data medicalmente importante, diciamo, ti senti come se fossi ancora malata, ancora fallata, rotta, guasta, perché è scritto nel dna e allora è colpa tua che sei venuta fuori male, stupida, stupida cretina.

E odiare te stessa perché non riesci a non dare importanza al corpo che tanto hai disprezzato in tutta la vita, proprio ora che gli volevi un po’ bene, con tutte le cicatrici e i segni dove dovevi essere solo liscia e morbida.
Il mio corpo è nato sbagliato. Si è rotto strada facendo, ma era solo questione di tempo. Si sarebbe rotto, prima o poi.
Il mio corpo è asimmetrico, e segnato, e dentro c’è sangue sbagliato, un cuore vigliacco e una doppia elica traditrice.

Il mio corpo è tanti pezzi tutti messi insieme, pezzi sbagliati, rotti, nati male.
Pezzi miei.

In posta.

Uff, che palle, guarda quanta gente.
E che palle anche quel tizio che tratta male quella signora.
Che gli cambieranno, due minuti?
Boh.
E quest’altro, che vuole passare avanti a forza?
Mah, io la gente la capisco sempre meno. Che numero abbiamo?
Il 34.
Beh, solo 4 persone, dai.
Sì, ma va lento.
Lo so.

Cos’hai?
Niente, cos’ho?
Mah…
Ti sembra che abbia qualcosa?
Hai un’aria…
Ho mal di testa.
Ecco.
Oddio, quanto mal di testa.

Ho anche mal di schiena.

Oddio, sono io o qua dentro manca l’aria?
Stai iperventilando.
Oddio, manca l’aria!
Non piangere!
Oddio, mi sento esplodere il cuore! Un infarto!
Ti ho detto di non piangere! Stai calma!
Oddio, sto morendo, vero? Alla fine sto morendo!
Non stai morendo! Ti ricordi l’ultima volta, all’ospedale?
È un attacco di panico?
O quello, o stai morendo.
Oddio, sto morendo. Non respiro. Aiuto, non respiro, non voglio morire da sola in posta mentre parlo con me stessa e la gente non se ne accorge, mi scoppierà il cuore, cadrò in avanti e mi si spaccherà il naso e il sangue sarà ovunque, e io morirò così giovane, oddio mi tremano le mani, che succede?
Ti ho detto di non piangere!
Vado a casa, allora, vado a casa!
Ma ora tocca a te! Forza, dagli il bollettino, ma non si deve vedere che tremi, cretina!
Mi tremano le mani.
Non si è accorto di nulla.
Oddio, morirò.
No.
Sì, adesso vado in macchina e muoio.
Non piangere!!!!!
Corro, eh, corro.
Disse quella con l’infarto.
Sono in macchina. Sono in macchina. Piango, sto morendo, muoio, voglio la mia mamma, aiuto.

[Dite “ciao” al mio secondo attacco di panico. La ciliegina sulla torta.]