Dai, c’eri quasi [POST COMMEMORATIVO]

Esattamente due anni fa, circa a quest’ora, mi sottoponevo alla mia prima ecografia. Solo due giorni prima avevo sentito il “bozzo” sotto la pelle nel mio seno sinistro.

Il radiologo che mi fece l’ecografia si lamentò del mio seno troppo grande (tanto da scriverlo nel referto), e fu in grado solo di consigliare una mammografia.
La massa che ha visto con la macchina era di 7 millimetri.
La verità è che il mio cancro era già di 6 centimetri, e si sentiva serenamente anche senza ecografia, e che tutto il pacchetto linfonodale era da buttare, altro che RARI LINFONODI.

Caro dottore, non so dove sia ora.
La ricordo con astio, come un uomo rigido e lamentoso davanti a una donna spaventata, ma soprattutto come uno che non c’aveva capito un cazzo.
Io, dopo due anni, sono ancora qui, e non grazie alla sua stupida faccia di merda.

Dai, c'eri quasi.

                      Dai, c’eri quasi.

Batticuori

Quando nell’email ti trovi un messaggio del Sant’Orsola che ha come intestazione “MANTENIMENTO TESSUTO OVARICO” il cuore perde un colpo.

Per fortuna è solo la segnalazione di cambio di intestazione della raccomandata, ma ecco, insomma, diciamo che quello rimane un tasto delicatissimo.

Sono passati tre mesi dall’ultima revisione chirurgica. Qui pare abbia retto tutto. Ci sono segni, cose che tirano, forme nuove, ma tutte al loro posto. Ho anche ricominciato a nuotare, ed è buffo perché si muove tutto in un modo mai provato prima. Mi faccio la doccia solo quando sono sicura che non ci sia nessun altro.

Prendo le mie medicine, mangio bene. Cerco di non pensare a nulla di ansiogeno.

Poi, rovistando in internet, trovi le storie di donne che si sono ammalate di nuovo. Che hanno il cancro alle ovaie. Che hanno il fegato, le ossa malati. E ti ripeti che non sei tu, che non sarai tu, che pensare alla possibilità del male è una condanna cui ti dovresti essere sottratta con la mastectomia.

Razionalizzi, lavori, pensi ad altro, ti godi la vita, e le vite nuove, e le vite che stanno arrivando, e poi, la notte, succede.

Il cuore perde un colpo.