In posta.

Uff, che palle, guarda quanta gente.
E che palle anche quel tizio che tratta male quella signora.
Che gli cambieranno, due minuti?
Boh.
E quest’altro, che vuole passare avanti a forza?
Mah, io la gente la capisco sempre meno. Che numero abbiamo?
Il 34.
Beh, solo 4 persone, dai.
Sì, ma va lento.
Lo so.

Cos’hai?
Niente, cos’ho?
Mah…
Ti sembra che abbia qualcosa?
Hai un’aria…
Ho mal di testa.
Ecco.
Oddio, quanto mal di testa.

Ho anche mal di schiena.

Oddio, sono io o qua dentro manca l’aria?
Stai iperventilando.
Oddio, manca l’aria!
Non piangere!
Oddio, mi sento esplodere il cuore! Un infarto!
Ti ho detto di non piangere! Stai calma!
Oddio, sto morendo, vero? Alla fine sto morendo!
Non stai morendo! Ti ricordi l’ultima volta, all’ospedale?
È un attacco di panico?
O quello, o stai morendo.
Oddio, sto morendo. Non respiro. Aiuto, non respiro, non voglio morire da sola in posta mentre parlo con me stessa e la gente non se ne accorge, mi scoppierà il cuore, cadrò in avanti e mi si spaccherà il naso e il sangue sarà ovunque, e io morirò così giovane, oddio mi tremano le mani, che succede?
Ti ho detto di non piangere!
Vado a casa, allora, vado a casa!
Ma ora tocca a te! Forza, dagli il bollettino, ma non si deve vedere che tremi, cretina!
Mi tremano le mani.
Non si è accorto di nulla.
Oddio, morirò.
No.
Sì, adesso vado in macchina e muoio.
Non piangere!!!!!
Corro, eh, corro.
Disse quella con l’infarto.
Sono in macchina. Sono in macchina. Piango, sto morendo, muoio, voglio la mia mamma, aiuto.

[Dite “ciao” al mio secondo attacco di panico. La ciliegina sulla torta.]