Un’estate fa

L’anno scorso, in questo giorno, festeggiavo il mio 33esimo compleanno.

Ridevo, scherzavo, anche grazie agli amici che erano lì con me, ma il mio pensiero fisso era alla chemio che avrei iniziato dopo tre giorni e beh, sì, anche alla morte.

Ho pensato, per parte dell’ultimo anno, che sarei morta. Non era un pensiero costante, ma ogni tanto si affacciava a farmi freddo sulla schiena.

Ho pensato che sarei morta sotto chemio, di insufficienza epatica, che il cancro avrebbe camminato e mi avrebbe mangiato le ossa, e poi che sarei morta sotto anestesia, o per arresto cardiaco in sala operatoria, o che so io.

E’ stato un anno faticoso.

E’ stato un anno interminabile, l’anno più lungo della mia vita.

Adesso, sono pronta a iniziarne un altro, tutto nuovo. Da trentaquattrenne.

Con il pensiero a mia zia Mirella, che se n’è andata l’anno scorso proprio mentre scoprivo di essere malata anch’io, ed è stata forte fino alla fine, dolce fino alla fine, una signora fino alla fine.

Oggi sarebbe stato anche il suo compleanno.

Se mi passi il gioco di parole
il tempo e i ricordi si perdono
una volta sola

Questo è l’unico tuo difetto
che non ci sei più

Notte in bianco e buoni propositi

Visto che una tosse fastidiosa, le vampate da enantone e una non meglio identificata inquietudine mi tengono sveglia, eccomi qui.

Partirò con qualche (inusuale) pensiero positivo. Ho concluso il 2013 con la mia penultima chemioterapia. Sono arrivata isterica perché l’oncologa si era sbagliata e non mi aveva prescritto l’emocromo completo, convinta che avrei dovuto rimandare. Odio profondamente la Biologica,  forse più di quanto abbia odiato la Rossa, eppure DOVEVO farla. La volontaria e le infermiere del day hospital hanno fatto i salti mortali, e ho potuto godermi le mie due ore di veleno vitale semiaddormentata in sala chemio (temo anche di aver russato un po’ ohibò).

Dov’è il pensiero positivo, direte voi. Beh, intanto ho abbracciato la volontaria. Io che odio tutti, che ho sempre odiato tutti. Forse non basterà,  come redenzione, ma è un inizio.

Il secondo pensiero positivo è anche il mio buon proposito per il 2014: non morire. Resistere. E pazienza se non mi entusiasmo per il buon andamento della terapia e ho la testa tutta all’intervento: vivrò, lo so, lo sento e tanto mi basta.

Se mi leggete, vi auguro lo stesso: di interstardirvi e di vivere ancora. Un giorno in più, un anno in più.