Sono in attesa di PET. Mi sono ripromessa che, se sarà una bella pet da No Evidence of Disease, tornerò in piscina.
Nell’acqua, da dove viene il mio corpo, in cui guarisce il mio corpo.
L’altro giorno ne parlavo all’Oncologa Buffa. Ha la mia età, ma è seduta dall’altro lato della scrivania. Sa tutto di me. Il mio peso, la fragilità delle mie ossa, quello che può fare per farmi stare meglio. Le ho chiesto di farmi ridurre il cortisone. Sono due anni che lo prendo ininterrottamente. Voglio ridurlo e smetterlo.
Come ho fatto con il Fentanyl, come ho fatto con l’Oramorph, voglio farne a meno. Poi, se ci riesco, toccherà al Contramal. Basta droga. Basta morfina. Basta saliva in bocca un secondo prima dell’amaro della medicina.
E insomma le ho detto: è stato un anno difficile. Mio padre ha avuto il quinto cancro, io insomma, sembrava ci dovessi lasciare le penne, e invece fanculo, voglio fare un abbonamento annuale in piscina. Male che vada, Francesco se lo farà rimborsare.
Io rido, quando dico queste cose, rido perché ho di nuovo la forza di ridere, rido perché la vita è ridicola e imprevedibile, e se posso scegliere allora sceglierò sempre di ridere.
Dal mio braccio, la scritta FURIOSA dissuade quasi tutti dal fare commenti. Mi dà forza, la mia furia, la forza dell’acqua e del vento dentro di me.
Il padre dell’oncologa ha un cancro. Alla trachea, mi pare. Non credo ci sia molto da fare. Lei mi dice che ci ammira, chapeau. Che siamo forti, ma come facciamo. Le rispondo che chi sta fuori sta sempre peggio, che noi da dentro sappiamo cosa fare, c’è una strada segnata per noi. Da fuori, puoi solo guardare. Lei scuote la testa, non capisce. Così forti, dice. Pensa a suo padre che sta morendo, a me che sto morendo.
Dottoressa, le vorrei dire, stiamo morendo tutti. Noi lo sappiamo, eppure siamo noi che abbiamo compassione di te, perché tu hai solo questo contatto col mistero della nostra caducità, per ora. Per interposta persona.
Io sto morendo, dottoressa. Tuo padre sta morendo. Ma sei tu che hai paura.
Non le dico nulla di questo, le dico la prima menzogna, quella che ti dicono ogni volta quando non sanno cosa dire, sarò cattiva a farlo, o ipocrita? Eppure io ci credo. Più per suo padre che per lei.
Le dico
Non preoccuparti per tuo padre. Andrà tutto bene.
E io ci credo.