39

Quattro giorni fa ho compiuto 39 anni. L’anno scorso non pensavo che ce l’avrei fatta.
Adesso è come un conto alla rovescia per i 40, ce la farò a compierne 40?

Il 19 sono andata a rinnovare la patente. Quando la dottoressa mi ha chiesto se avessi malattie, ci ho pensato un secondo, come un attimo di vuoto, e poi ho esclamato: Sì! Il cancro!
Lei c’è rimasta male.
Io le ho spiegato: un tumore metastatico alle ossa, partito dalla mammella. Insomma, sto morendo pian pianino. Come tutti, forse un po’ più veloce.
Lei c’è rimasta malissimo.

Quando mi ha parlato del prossimo rinnovo della patente, tra dieci anni, ho riso.
Io non credo che ci sarò, tra dieci anni, e non vedo perché mentire, perché rassicurare gli altri.

Mi hanno fatta per morire giovane, un fuoco d’artificio che ti brucia la retina e il secondo dopo non c’è più.

Non lo posso dire, ci rimangono male, mio fratello non riesce a guardarmi negli occhi, dice che mi spargerà in mare, gli dico sei pazzo? io voglio tornare alla terra, voglio stare sotto un albero, l’ombra e il vento. Voglio un funerale laico. Voglio che Sarah entri vestita vistosissima, bellissima, con la veletta e i tacchi alti. Voglio che Francesco non pianga, ma che non si risposi mai. E che ringrazi che non lo ammazzo, per sicurezza.
Voglio una lapide bianca, questo pensavo il giorno del mio compleanno, quando guardando la candelina non sapevo cosa desiderare, perché i desideri sono infami, e allora, no voglio stare bene, troppo vago; no voglio guarire, troppo idealista; no voglio essere felice, perché a modo mio io sono felice, adesso; no voglio stare sempre con Franci, perché metti che poi ci prende in pieno un tir.

E allora ho scelto il desiderio: voglio una lapide bianca, con su scritto:

è stata una bella festa.